27 Marzo 2018
Moltissime donne soffrono di vene varicose. Quali sono le cause?
Il sesso è certamente un fattore determinante: infatti, i soggetti maggiormente colpiti sono per l’appunto donne. Un ruolo importante lo svolge anche l’ereditarietà, poi il peso, l’abitudine alla sedentarietà e alla stazione eretta prolungata sono condizioni che possono favorire la patogenesi dilatativa della parete venosa.
Nelle fasi iniziali della malattia, le varici rappresentano principalmente un problema di natura estetica e richiedono un trattamento medico basato fondamentalmente sulla regolazione dello stile di vita e sull’elastocompressione. Col passare del tempo e il peggioramento dell’entità del reflusso venoso compaiono i primi sintomi più problematici: dal senso di pesantezza e facile affaticabilità dell’arto, alle alterazioni cutanee, per finire con prurito e crampi muscolari.
Alla comparsa di uno di questi sintomi, per ovviare anche alle possibili complicanze quali la flebite e la tromboflebite, si può ricorrere alla correzione chirurgica.
Negli ultimi anni, a fianco alle tradizionali tecniche chirurgiche si sono sviluppati molteplici trattamenti cosiddetti mini invasivi che prevedono la “chiusura” della vena varicosa con il laser o la radiofrequenza, e altre metodiche ancora più recenti che non richiedono fonti di calore per occludere la vena malata, tra cui la MOCA. Quest’ultima tecnica è indolore e non richiede alcuna anestesia. È un trattamento chirurgico ambulatoriale che, ripeto, non richiede l’utilizzo di anestesia essendo assolutamente indolore. Prevede la puntura della vena sotto guida ecografica e l’inserimento al suo interno di un catetere rotante che determina un’alterazione meccanica e chimica della vena malata e quindi la sua completa chiusura. Moltissimi pazienti hanno caratteristiche anatomiche della vena tali da poter essere sottoposti a questo trattamento. Per stabilire l’indicazione all’intervento, è sufficiente una visita con ecocolordoppler dell’arto inferiore.